C'e' un'Italia che non ci appartiene piu', fatta di provincialismi e luoghi comuni. Scontrini non battuti, caffe' al banco e contratti a progetto.
Un'Italia di paesi dove abbiamo girato in scooter da ragazzini e scambiato il nostro primo bacio. Un'Italia di citta' dove abbiamo discusso la tesi di laurea prima di iniziare a staccarci, piu' o meno lentamente. Prima di smettere di crederci, che i portici di Bologna o l'aperitivo di Milano si potessero conciliare con una carriera all'altezza delle nostre aspettative.
Un'Italia che ci e' sempre meno familiare. Che soffriamo sempre di meno a lasciare, man mano che le nostre convinzioni aumentano. Che la nostra vita 'altrove' si definisce, la bonta' di certe nostre scelte attenua i conflitti, sbiadisce i toni dei rimpianti.
Pero'. Un'Italia dove abbiamo lasciato mamma e papa'. Fratelli. Nonni. E il tempo passa piu' in fretta per loro. Sembra. E puo' capitare che abbiano bisogno di noi. O che se ne vadano, tra un weekend che siamo scesi una volata e quello dopo che avevamo gia' preso i biglietti.
A un certo punto entra quindi questa variabile nuova, che ti spiazza. Che non avevi ben considerato. Che ti lacera di nuovo. Che imparerai a gestire.
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