giovedì 16 novembre 2017

All'entrata dell'asilo

La maggior parte dei giorni sono contenta del nostro stile di vita, attivi al lavoro, la piccola che socializza e si diverte (spero) al nido, i weekend di 'quality time' in famiglia. 

Sono molto fiera e soddisfatta del fatto che il mio adorato lavoro non ha risentito della maternita', e che anzi mi sento piu' energica, positiva e motivata che mai. Sono contenta di lavorare full time e di non aver ancora fatto ricorso a quelle formule tristacchiotte in percentuale per cui inizi a lavorare sempre meno ore a settimana e ti metti sostanzialmente in panchina facendo ciao ciao alla carriera.

Pero'.

Ci sono giorni, come oggi, che sono divorata dai sensi di colpa. Giorni in cui Giulia sta benino ma non benissimo, che dici vabbe le metto la supposta e spero che regga fin che non la vado a prendere. Serate passate al pronto soccorso cosi' risparmiamo tempo sull'appuntamento dal pediatra. Che sarebbe ovviamente in orario lavorativo, e andrebbe a scombinare il complesso sistema di meetings, drinks e working lunch che compone la nostra settimana.

Ogni tanto la fisso a lungo, cercando di imprimere il suo volto nella mente, cercando di espandere quella mezz'ora che passo con lei la mattina, fare in modo che conti per diverse ore.

Ma la realta' dei fatti e' che Giulia passa con le sue simpaticissime maestre la buona parte della sua giornata, e con noi tre ore al giorno se va bene, prima che crolli sfinita nel suo lettino, mentre noi tiriamo un (colpevole) sospiro di sollievo e ci concediamo un'altra mezz'ora prima di crollare a nostra volta a letto sfiniti.

Nei discorsi sulla donna al lavoro e discriminazione eccetera si parla di disponibilita' di asilo nido, orari flessibili, politiche. Robe sacrosante. Ma non si parla mai dei sentimenti delle madri/dei genitori. Il problema, nel dibattito pubblico, e' di societa' e mondo del lavoro, che dovrebbero lasciare piu' tempo alla madre.

Quello che il dibattito non menziona - e forse non e' neanche il suo compito - e' che a volte un genitore soffre a separarsi dal piccolo per tutte quelle ore. Anche con tutti gli asili gratis del mondo, anche con un lavoro sufficientemente flessibile e tutte le agevolazioni fiscali possibili. A volte soffre e a volte si sente solo in colpa, come accade a me, che mi chiedo se sto dedicando abbastanza tempo ed energie a crescere questo cucciolo. E che mi dico che pero' mi sentirei morire se non avessi io mio spazio quotidiano per scrivere, ricercare, incontrare.

Ho il privilegio di lavorare perche' mi piace, e non solo per bisogno.

Ma non c'e' nessuna politica che ti toglie quel senso di colpa misto a malinconia che ti prende a volte, all'entrata dell'asilo.

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