
La sit-com sembrerebbe voler dare una pacca sulla spalla alla donna italica e dicendole tranquilla, fa niente se mandi a scuola i bambini con la tuta da ginnastica ritmica, fa niente se ogni tanto li fai cenare in ritardo, fa niente se la mattina ti perdi le chiavi di casa. E' simpatico. Succede a tutte, i tempi sono cambiati, e oggi finalmente, è lecito uscire dallo stereotipo della mamma nostrana, che cucina cenette prelibate sempre alla stessa ora, che lustra la casa come uno specchio e ha la messa in piega perennemente fresca.
E' lecito dunque uscire in tuta, non lavarsi i capelli, far fare i compiti al bambino mentre fai la spesa. Siamo nell'anno duemilaetredici. Di contro, la parte maschile della sit-com rimane ferma all'anno mille. E' lecito che tuo marito sia poco più che un soprammobile che crea problemi invece di risolverne qualcuno, che non c'è mai quando serve, eppure è sempre tanto tranquillo. E' normale che il capo in ufficio sia un maschio che mette le riunioni alle sei del pomeriggio infischiandosene delle sue sottoposte (donne, of course) piene d'ansia che devono correre a casa dalla famiglia. Mentre la donna si affanna per stare al passo con i tempi che cambiano, l'uomo rimane pacifico, statico nel suo ruolo millenario, come è giusto che sia, soprattutto in Italia. [Dove lo stesso ipocrita corrierone un giorno mi fece capire con poca sottigliezza che a passeggiare per i suoi prestigiosi corridoi preferisce (ancora) gli uomini. Dove una volta mi sono sentita dire "sei brava, potresti fare carriera. Peccato che sei donna"]
Ora, non so se le mamme italiche si sentiranno tanto meglio a vedere la sit-com. Forse ci si rispecchieranno, forse le farà sorridere. Mi piacerebbe avere un loro parere, visto che in fondo parlo di cose che non conosco.
So solo che a me, questa sit-com sulla mamma imperfetta pare la sintesi perfetta di tutto quello che non voglio diventare.
Ciao, sono arrivata da te, passando per un altro blog e, visto che chiedi, ti dirò cosa pensa una mamma italica dell'essere mamma mentre si è donna, professionista e moglie italica.
RispondiEliminaPenso, francamente, che la faccenda non sia esattamente come viene rappresentata nè dai media, diciamo così, nè dalle donne a cui spesso, e scusa la poca "sorellanza", si lamentano di non potere quando sono le prime a non volere.
Vedi, io sono una donna normale ed ho un marito normale.
Io corro tutto il santo giorno dietro alla mia professione, alle esigenze dei miei figli e della mia famiglia ed a tutto il resto.
Mio marito anche, giacchè non è riamsto fermo all'anno mille nemmeno lui.
Abbiamo litigato, litighiamo e litigheremo sulla gestione domestica, ma ce la caviamo e se alle 20,00 c'è il gatto sul tavolo, vorrà dire che per apparecchaire, lo faremo scendere.
Ciò non significa che giriamo in tuta o mangiamo nei "bussoli" come dicono dalle mie parti, ci organizziamo, semplicemente.
HO molte conoscenti che non hanno fatto carriera "per la famiglia", non vanno in palestra "per la famiglia" hanno mariti bravissimi nel lavoro, ma inetti a casa (che, guarda caso, loro trattano come neonati) e sono vittime del maschilismo imperante a cui soggiaciono, quando non lo rafforzano inconsapevolmente, con le loro scelte personali.
Però, quando rpendono il cappuccino al bar, sentissi come si lamentano.
Ecco, a volte fare (o meglio non fare) sarebbe meglio
Ciacco
Grazie del commento! Ma non mi è chiaro: corri tutto il santo giorno e sei contenta oppure no? E le tue amiche che non fanno le cose "per la famiglia" sono contente oppure no?
EliminaSono contenta, si. Stanca, stravolta, arrabbiata, felice, allegra, triste, dubbiosa ma fondamentalmente e profondamente contenta.
RispondiEliminaCredo però di essere contenta come lo è chiunque sia soddisfatto della sua scelta, quindi come lo è uno che non ha fatto figli, che ha scelto di vivere da solo, di non lavorare (potendo ovviamente) o di dedicarsi solo al lavoro.
Non ho la pretesa di pensare che ciò che è stato giusto per me e per chi mi sta a accanto, e che spero continuerà ad esserlo, sia giusto per tutti.
Solo, ecco, volevo dire che molti/e si lamentano delle loro vite addossandone la responsabilità ad altri, ma non facendo niente per ottenere cambiamenti.
Ergo forse, piace loro lamentarsi o, per citare una nota top manager, non hanno scelto i mariti giusti :D
Ciacco
Sono assolutamente d'accordo perche' io sono proprio una Di quelle che dovrebbe piantarla Di lamentarsi e cominciare a prendere il toro (la sua quotidianita' per le corna). A volte bisogna amnettere che non facciamo altro che lagnarci e che siamo noiose persino a noi stesse! Aggiungo che per quanto trovi la sit molto piacevole, in effetti non fa che traghettare la madre Italiana da UNO stereotipo all'altro. Il vero problema e' che invece Di descriverci finisce per suggerire un modello. Quale sia peggio? Mah... Ai posteri l'ardua sentenza ; )) silvia
RispondiEliminaBello ricevere questi commenti. E' vero, una professionista del lamento (che spesso risiede in ognuna di noi) troverebbe materiale in qualsiasi situazione. Con figli, senza figli, single, fidanzata, iper-impegnata o disoccupata. Bisognerebbe fermarsi, ogni tanto, e fare un lucido punto della situazione. Utilizzando tanta onestà intellettuale e cercando di capire se dietro a quei lamenti c'è davvero un disagio profondo, se davvero possiamo dare la colpa a qualcuno o se siamo noi che stiamo indossando gli occhiali sbagliati per vedere la realtà che ci siamo costruite.
RispondiEliminaOddio... proprio professionista del lamento magari no ;) Il fatto è che mi sono trasferita da poco in un paese piccolo rispetto alla grande città dove vivevo e dove tutt'ora vivono il resto della mia famiglia e le mie amiche di sempre. Ho avuto il mio bimbo super desiderato e amatissimo a 39 anni da un uomo meraviglioso che però purtroppo per lavoro è quasi sempre via. Il succo è che mi sento un po' sola e a volte parlare solo con un duenne è un tantino alienante, senza nulla togliere alla gioia della maternità. Insomma... per me più che altro indulgere ogni tanto alla lamentela è la conseguenza di un semplice fatto: non ho assolutamente idea di come cippa fare a cambiare le cose in un luogo dove non conoscono il significato di Ludoteca, tanto per dire. Però continuo a pensare che non sia una buona ragione per spaccare i maroni al mondo visto che la maggior parte delle volte ci troviamo esattamente dove ci hanno portato le nostre scelte. Comunque che cacchio: sono una scrittrice... mi inventerò qualcosa!!! Un abbraccione, chiunque tu sia.
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