Eccoci qui. Scorro l'elenco degli annunci. I communication skills, la policy knowledge, le fluent languages, la work experience, eccetera. Celo, celo, celo, manca. Application. Invia.
Solo che questa volta è un po' diverso. Manca la magia. Manca l'illusione che c'era un tempo, i filmini nella testa, la spinta, l'entusiasmo.
Dopo tanti tentativi, ormai la favola non regge più. C'è solo un'amara consapevolezza, e una certa visione del futuro. Di nuovo in un ufficio non mio, a lavorare per obiettivi non miei, a dover simulare entusiasmo per quello che altri hanno deciso, che hanno deciso loro, quelli che hanno comprato il mio tempo a buon mercato. A sospirare di sollievo alla fine del mese, quando potrò pagare l'affitto, a soffocare l'insoddisfazione in qualche centro commerciale il sabato pomeriggio, armata di carta di credito e una punta di patetico snobismo quando penserò "questo me lo posso permettere".
Pensieri non nuovi, né rivoluzionari. Accompagnati da una lieve preoccupazione per la mia soglia di tolleranza che si abbassa di giorno in giorno.
«It was true that I didn’t have much ambition, but there ought to be a place for people without ambition, I mean a better place than the one usually reserved. How in the hell could a man enjoy being awakened at 6:30 a.m. by an alarm clock, leap out of bed, dress, force-feed, shit, piss, brush teeth and hair, and fight traffic to get to a place where essentially you made lots of money for somebody else and were asked to be grateful for the opportunity to do so?»
RispondiEliminaCharles Bukowski